Sempre più ragazzi si sentono insicuri e poco capaci di credere in sé stessi. In parte questa mancanza di sicurezza e autostima è naturale e fa parte del processo di crescita, ma quando diventa più importante è abbastanza normale per noi genitori intervenire. Già, ma come? Cosa dire? Cosa non dire? Cosa fare? Se vuoi sapere come aiutare un figlio insicuro a credere in sé stesso devi partire da un presupposto fondamentale: l’insicurezza è necessaria.
L’insicurezza è necessaria
Mio figlio Yari gioca a tennis da quando aveva 3 anni. E’ un gioco che gli piace molto e che da sempre è stato stimolante e sfidante per lui, soprattutto perché, da quando ha iniziato a fare i tornei, ha quasi sempre perso. E con perso non intendo che non ha mai vinto l’intero torneo, intendo piuttosto che ha perso praticamente tutte le partite che ha disputato. Devo però sottolineare che questa cosa è sempre accaduta solo ed esclusivamente in fase di “gara”, perché invece, durante gli allenamenti, vinceva e perdeva come chiunque altro. Non sapete quanti genitori mi hanno chiesto perché Yari si intestardisse a voler praticare uno sport che, evidentemente, non faceva per lui, perché insomma se uno perde sempre non va mica bene… O no?
No. Perché sapete, non si tratta di capire se mio figlio ha o meno il talento per il tennis, si tratta piuttosto di capire cosa, sul lungo periodo, il tennis gli sta insegnando. Per esempio ad affrontare il fallimento e a superare l’insicurezza, che in una certa misura è anche necessaria. L’insicurezza nasce infatti da una mancanza di esperienza ed è un meccanismo che il nostro cervello mette in atto per proteggerci, anche se spesso ne faremmo tutti volentieri a meno. Pensiamo ad esempio al momento in cui nostro figlio ha cominciato a camminare. All’inizio era insicuro e di conseguenza si muoveva più lentamente, in modo più prudente e questo gli ha sicuramente evitato di farsi più male del necessario. Per poter imparare a camminare però, è certo che nostro figlio ha dovuto cadere più e più volte, facendosi, come è ovvio, anche un po’ male.
Questo ci insegna che l’insicurezza è necessaria ma non deve diventare la scusa per non soffrire. Mettere a riparo i nostri figli da qualsiasi forma di sofferenza non li aiuta a crescere, mentre è davvero importante che i bambini imparino a vivere l’insicurezza come una parte normale del processo di apprendimento.
Per aiutare un figlio insicuro dobbiamo lasciargli il tempo di affrontare l’insicurezza
Nel libro Il gioco Infinito Simon Sinek, grande ricercatore e Ted speaker, spiega come esistano sostanzialmente due tipologie di gioco. Uno, come il tennis, è un gioco finito. Ci sono regole chiare, obiettivi chiari (per esempio fare il maggior numero di punti) e un tempo determinato per raggiungere l’obiettivo. Nel gioco finito, come nel tennis, si può vincere o perdere.
Poi, ci dice Sinek, c’è un altro tipo di gioco. In questo tipo di gioco, che lui chiamo infinito, non c’è un vero inizio e una vera fine, non ci sono nemmeno obiettivi chiari e le regole si definiscono un po’ durante il percorso, con l’evolversi della situazione.
Ora torniamo a mio figlio e alla sua partita di tennis. Posto che mio figlio ha continuato ad allenarsi con costanza e impegno, nel gioco finito, ha continuato a perdere. Ma nel gioco infinito, quello della conquista della sicurezza in sé, proprio grazie al fatto che non ha mollato, pensando di giocare a un gioco “finito”, finalmente domenica è riuscito a vincere. E non una, pensi due partite, giocate anche con ragazzi ritenuti “molto più forti di lui”.
Come affrontare l’insicurezza in pratica e aiutare tuo figlio a credere in sé stesso
Cosa è cambiato domenica, rispetto a tutte le altre partite che ha disputato negli ultimi 3 anni? In quanto Genitore Leader nel corso di questi anni di fallimenti ho sempre sostenuto Yari nel suo percorso di consapevolezza, ispirandolo e motivandolo senza farlo sentire sbagliato per i suoi insuccessi. Negli ultimi tempi però ho scelto di lavorare con lui in modo concreto sulla sua insicurezza, invitandolo a lavorare sul suo minaste in questo modo:
- Partendo dal concetto di gioco infinito, io l’ho invitato a concentrarsi su un obiettivo più piccolo e sicuramente raggiungibile (vinci almeno un set)
- Invece di concentrarsi sull’avversario e sul cercare di batterlo, questa volta Yari, su mio suggerimento, si è concentrato sulle sue capacità e su quello che sa fare bene
- E ultimo ma per nulla ultimo, invece di puntare alla vittoria, ci siamo detti che la cosa davvero importante era “fare del suo meglio” e “avere fiducia nel fatto che il suo meglio sarebbe stato sufficiente per ottenere un risultato”
Il contrario dell’insicurezza non è la sicurezza in sé, ma la fiducia. E’ infatti importantissimo insegnare ai nostri figli a credere nelle loro possibilità e a motivarli a superare le difficoltà attraverso i tre ingredienti magici: la costanza, l’impegno e la fiducia in sé. Infatti la costanza e l’impegno, sebbene importantissimi, da soli non sono sufficienti. Lavorare sulla fiducia, su un atteggiamento Yin, può invece fare la differenza.
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