26 Giu, 2023
Perché essere genitori troppo presenti influenza l’insicurezza dei nostri figli

L’idea comune, quella diffusa tra gli insegnanti, le altre mamme e le nonne, è che “le performance dei nostri figli” siano in qualche modo legate alla nostra presenza, al nostro esserci. 

L’insicurezza dei nostri figli, secondo la società, sarebbe dunque figlia della nostra mancanza. Ma è davvero così?

Ovviamente no. Di solito non ho una risposta così netta, ma il problema è proprio in quella parola: presenza. Che in italiano è altamente fuorviante, perché è utilizzata tanto per indicare la presenza fisica, quanto per indicare quella emotiva. 

Ma siamo davvero sicuri che le due cose siano poi così collegate? Io credo di no.

Credo che sia assolutamente possibile essere contemporaneamente molto presenti fisicamente e molto poco emotivamente. Credo che per “esserci davvero” sia necessario un grandissimo lavoro di consapevolezza, rivolto prima di tutto a noi stessi. E renderci conto che non siamo sempre presenti per i nostri figli pur essendo con loro nella stessa stanza è il primo passo per ammetterlo. 

Esserci o non esserci? La presenza che fa la differenza

Ci sono una serie di cose molto liberatorie da dire. La prima di queste è che, contrariamente a quanto dicono “gli altri” non è assolutamente necessario per noi mamme “esserci sempre”. Mentre è imperativo, quando ci siamo, “esserci meglio”. Esserci è infatti una questione di scelta, soprattutto in un’epoca in cui basta accendere un cellulare per scegliere di essere davvero molto distanti (almeno virtualmente). 

“Esserci meglio” non significa essere presenti fisicamente il più possibile, ma esserci emotivamente quando serve. Significa essere di supporto, consolare, guidare, illuminare i nostri figli, solo quando ne hanno davvero bisogno. 

La seconda cosa da dire è che “esserci meglio” significa anche, e spesso, non esserci. Significa permettere a noi stesse di essere assenti perché abbiamo bisogno di mostrare ai nostri figli che prenderci cura di noi stesse è vitale. E significa anche scegliere di mancare in quei momenti di difficoltà che possono aiutare i nostri figli a crescere.

E’ infatti l’impossibilità di mettersi alla prova, tra le altre cose, a rendere i nostri figli insicuri (Vuoi approfondire questo tema? Parlo di come aiutare gli adolescenti a superare l’insicurezza qui, qui e qui.) Ed è chiaro che, se noi genitori siamo troppo ingombranti, quella possibilità per i nostri figli non c’è. Più i nostri figli crescono, più dobbiamo imparare allora a esserci meglio, a esserci meno per esserci di più.  

C’è però una terza cosa, importantissima, da dire. E cioè che…

L’insicurezza dei nostri figli dipende anche dalla loro capacità di essere presenti.

Non per noi, ma per loro stessi. Perché per loro “non esserci” sta diventando troppo facile. La nostra società infatti fa di tutto per renderli consumatori passivi di un modello che fa di tutto per renderli inadatti, inadeguati e insicuri. E per proiettarli in una realtà, che tale non è ma sembra, che li vuole diversi da come sono. Gli strumenti che noi gli forniamo, purtroppo, portano spesso a essere meno presenti. Con questo intendo meno consapevoli dell’ambiente in cui sono. Meno consapevoli del proprio corpo. Meno consapevoli della presenza degli altri. Meno capaci di ascoltarsi. 

La sicurezza in sé stessi nasce da una conoscenza profonda di sé. Richiede impegno, silenzio, esercizio e auto osservazione, smettendo di guardare a ciò che c’è fuori (ti spiego perché in questo articolo). E allora una delle vie per aiutare i nostri figli a “surfare l’insicurezza” è proprio quella di guidarli all’ascolto di se stessi e dei loro desideri. (Se vuoi sapere come fare trovi un piccolo consiglio in questo articolo). A essere davvero presenti.

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